Qualcuno amava la pizza

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Qualcuno amava la pizza perché era nato a Napoli.

Qualcuno amava la pizza perché il nonno era pizzaiolo e pure il papà.

Qualcuno amava la pizza perché il cibo italiano era una promessa, l’Italia il paradiso e i suoi sapori un paradiso terrestre.

Qualcuno amava la pizza perché era cresciuto mangiando polenta.

Qualcuno amava la pizza perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche, lo esigevano tutti.

Qualcuno amava la pizza perché glielo avevano detto.

Qualcuno amava la pizza perché non si può non amarla.

Qualcuno amava la pizza perché prima, prima prima, era il cibo dei poveri.

Qualcuno amava la pizza perché aveva capito che questo piatto andava piano, ma andava lontano.

Qualcuno amava la pizza perché Raffaele Esposito era una brava persona.

Qualcuno amava la pizza perché Otto Kuasv non lo era.

Qualcuno amava la pizza perché la regina Margherita era ricca ma amava il popolo.

Qualcuno amava la pizza perché beveva birra e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno amava la pizza perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.

Qualcuno amava la pizza perché era talmente affascinato dai pizzaioli che voleva essere uno di loro.

Qualcuno amava la pizza perché non ne poteva più di fare il pizzaiolo.

Qualcuno amava la pizza perché volevo l’aumento di calorie.

Qualcuno amava la pizza perché la dieta oggi si, domani forse, dopodomani sicuramente no.

Qualcuno amava perché univa la borghesia e il proletariato.

Qualcuno amava la pizza per fare rabbia agli atri Stati.

Qualcuno amava la pizza perché guardava programmi di cucina.
Qualcuno amava la pizza per moda, qualcuno per principi, qualcuno per frustrazione.

Qualcuno amava la pizza perché voleva che la mangiassero tutti.

Qualcuno era comunista perché non conosceva i pizzaioli, i camerieri e affini.

Qualcuno amava la pizza perché aveva scambiato quel piatto come il Vangelo secondo Napoli.

Qualcuno amava la pizza perché era convinto rappresentasse l’Italia.

Qualcuno amava la pizza perché amava la pizza più degli altri.

Qualcuno amava la pizza perché c’era il grande circolo dei pizzaioli.

Qualcuno amava la pizza perché non c’era niente di meglio.

Qualcuno amava la pizza perché ce l’abbiamo solo noi in Europa.

Qualcuno amava la pizza perché è buona solo da noi, mica in Uganda.

Qualcuno amava la pizza perché non ne poteva più della fama degli italiani solo come mafiosi.

Qualcuno amava la pizza perché Napoli, perché l’Italia, perché il Tricolore, eccetera eccetera eccetera

Qualcuno amava la pizza perché era contro chi non mangiava la pizza.

Qualcuno amava la pizza perché era di destra ed amava quella tradizionale.

Qualcuno amava la pizza perché era di sinistra ed amava quella gourmet.

Qualcuno credeva di amare la pizza, è forse amava qualcos’altro.

Qualcuno amava la pizza perché sognava una cucina diversa da quella americana.

Qualcuno amava la pizza perché credeva di poter essere vivo e felice, solo se la mangiavano anche gli altri.

Qualcuno amava la pizza perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di mangiare qualcosa di diverso.

Perché forse era solo un sapore, un simbolo, un sogno, un desiderio di cambiare le cose e di cambiare vita.

Qualcuno amava la pizza perché quando si mangiava la pizza ognuno era come, più di sé stesso. Era come due persone in una.

Da una parte la personale conservazione della tradizione e dall’altra, l’appartenenza all’Italia, che voleva esportare la pizza nel mondo.

No, niente rimpianti. Forse anche allora molti hanno fatto viaggiare la pizza per mari e monti, l’hanno resa di tutti perché tutti potessero amare la pizza e l’Italia.

E ora? Anche ora, ci senti come in due. Da una parte le tradizioni e dall’altra la pizza che è cambiata, ma è rimasta solo nostra. Simbolo dell’Italia allora, oggi e sempre.

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