LA VERA STORIA DEL CURRY: PIATTO SIMBOLO DELL’INDIA CHE PERÒ INDIANO NON È!

Condividi:

Questo articolo avrebbe potuto intitolarsi: “tutto quello che avreste voluto sapere sul curry e che non dovreste chiedere ad un indiano – perché lui, non ne sa nulla”. Sfatiamo un mito!

La cucina indiana che tutti noi conosciamo in realtà non esiste. Alla parola curry la nostra mente associa bustine di spezie giallastre e stufati di carne o verdura, serviti con del riso bianco ma dietro a questo termine c’è molto di più! Il curry, infatti, non solo non è una ricetta indiana ma non è neppure una parola in lingua hindi.

Quella del curry è una storia moderna che risale all’epoca coloniale, durante la quale gli inglesi persero la testa per un particolare tipo di miscela: il kari masala, ovvero la foglia del curry tree, un albero tropicale e subtropicale. Per trasportare in patria questa deliziosa miscela, un astuto mercante di Mumbai, con l’aiuto di un commerciante della Compagnia delle Indie, ebbe un’idea geniale: una sorta di disidratazione per separare l’umido dalle spezie essiccate, già pronte in miscela, e poter così riprodurre in Inghilterra la formula magica, aggiungendo solo aglio e zenzero all’ultimo minuto. Ed ecco che il masala, da composto umido pronto, divenne una miscela di spezie da consumare nel tempo: il curry.

Diversi food blogger asiatici chiedono di non usare più la parola curry perché sbagliata e inventata dai colonizzatori britannici. L’iniziativa è nata dalla food blogger californiana Chaheti Bansa che in un video su Instagram, da milioni di visualizzazioni, ha denunciato l’uso indiscriminato della parola utilizzata per descrivere qualsiasi piatto prodotto nel subcontinente asiatico.

Lo chef indiano Gaggan Anand a Bangkok ha conquistato due stelle Michelin dopo essersi aggiudicato, per tre anni consecutivi, il podio come migliore ristorante nella classifica degli Asia’s Best 50 Restaurants. Lo chef ha portato la cucina indiana ad un livello contemporaneo attraverso l’utilizzo di tecniche molecolari e di un menu degustazione composto da 25 assaggi descritti solo da emoji, da mangiare quasi tutti con le mani e che ribaltano il concetto di cucina indiana conosciuto ai più, ossia quelle delle ricette nate dalla commistione con inglesi e portoghesi.

Per mangiare la cucina indiana, oggi c’è un luogo speciale (oltre l’India): Birmingham. In Inghilterra, è Birmingham la capitale del curry! La città ha la più alta concentrazione di immigrati del Regno Unito e un intero quartiere che assomiglia a Bollywood più che ai sobborghi di un film di Ken Loach. Qui la ricetta tradizionale si chiama Balti ed è un piatto degli anni Settanta creato dagli chef bengalesi con la modernizzazione delle tecniche di cottura, per incontrare i gusti e i ritmi occidentali. La cosa più vicina a quello che conosciamo oggi e la più lontana dalla cucina della vera India.