“Chi trova un amico, trova un tesoro”.
La giornata internazionale dell’amicizia è stata proclamata nel 2011 dalle Nazioni Unite per promuovere una cultura di pace tra i popoli. Nasce dunque dall’idea di promuovere uno spirito di solidarietà condivisa tra individui e paesi per ispirare la pace e costruire ponti tra le comunità.
Un accento particolare è posto sul coinvolgimento dei giovani per far in modo che diventino loro stessi promotori di uno spirito di fratellanza, comprensione e rispetto della diversità culturali. L’amicizia è dunque il primo passo verso una cultura della pace.
Come documentato dal Database Mondiale della Felicità, coltivare buone relazioni d’amicizia arreca benefici sia alla salute fisica che a quella psicologica, aumentando sia la qualità della vita, sia la sua durata. L’amicizia è stata infatti definita il “vaccino comportamentale” capace di ridurre gli effetti negativi della solitudine.
E quale momento migliore per coltivare relazioni d’amicizia se non in cucina? Se è vero che l’amicizia si coltiva partendo dalla tavola, è altrettanto vero che noi siamo ciò che mangiamo: il cibo che ingeriamo diventa parte di noi e come un processo alchemico si trasforma, diventando parte del nostro sangue. Non è un caso se Ippocrate, padre della medicina, affermava: “fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”.
Possiamo quindi considerare il cibo come un elemento culturale poiché ogni cultura privilegia determinati alimenti a seconda delle sue componenti geografiche, ambientali, economiche e storiche. È proprio il pasto, in quanto azione strutturata e dotata di buon senso, a fare da tramite tra le culture.
Si parla di Social Food per evidenziare che al giorno d’oggi il cibo è diventato sempre più un elemento di condivisione e aggregazione. Attraverso la condivisione di pasti si sottolineano i legami umanitari, rafforzando così l’identità di gruppo. Condividere ciò che si mangia mette in connessione le persone di tutto il mondo, costruendo strade ideali tra noi e gli altri.