Food design e food styling: due concetti importantissimi quando si parla di arte dell’impiattamento. Ma cosa vogliono dire questi due termini? Quali sono le differenze?
Cominciamo con il Food Design, che lungi dal voler dire “disegnare” un piatto, si riferisce alla sua progettazione, al fatto di presentare un cibo in un piatto tenendo conto dell’aspetto estetico, creativo e rappresentativo. Il cibo, insomma, visto non più e non soltanto sotto il suo aspetto meramente nutrizionale, ma come elemento che si carica di valenze culturali, sociali ed etiche.
Il Food Designer è colui che progetta il piatto attraverso lo studio e l’applicazione di nuove tecniche espressive. Oltre ad avere delle competenze da chef, egli deve possedere una spiccata sensibilità sia estetica che artistica per riuscire a trasformarsi in un abile comunicatore in grado di giocare, giostrare e dosare le temperature, i colori, le consistenze, le forme.
Il Food Design coinvolge diversi aspetti: oltre alla preparazione e alla presentazione dei piatti, anche la forma degli ingredienti e il design del cibo stesso sono elementi fondamentali di quest’arte, con un occhio sempre rivolto alla sostenibilità, ai materiali e alla forma del packaging.
Nell’arte dell’impiattamento, quindi, il Food Designer è colui che utilizza tutti gli strumenti a sua disposizione, cercando di armonizzare e sintetizzare in modo originale, studiato e creativo, estetica ed emotività.
Diversamente, il Food Stylist è colui che prepara i piatti che poi saranno oggetto di set fotografici o cinematografici, cercando di raggiungere un obiettivo ben preciso che nella maggior parte dei casi, è quello di stimolare i sensi, evocando una serie di esperienze e suggestioni che ruotano intorno al cibo.
Ordine, equilibrio, armonia, studio delle forme, sono le caratteristiche da tenere in considerazione in entrambi questi ruoli, fondamentali perché un piatto diventi un’opera d’arte a tutti gli effetti!